Il calo di fatturato è uno dei segnali più critici per un’impresa: riduce la liquidità, aumenta i rischi e limita la capacità di crescita. Una corretta gestione contabile diventa quindi essenziale per monitorare i flussi di cassa, individuare i problemi in anticipo e prendere decisioni informate.
In questo articolo vedremo come gestire la contabilità in periodi di difficoltà: dall’analisi di cash flow e margini operativi, agli indicatori di rischio da controllare, fino alle opportunità offerte dai contributi a fondo perduto e agli adempimenti fiscali legati alla partita IVA.
Che cos’è la gestione contabile e perché è cruciale in caso di calo di fatturato?
La gestione contabile è l’insieme delle attività che consentono a un’impresa di registrare, monitorare e analizzare le proprie operazioni economiche e finanziarie. Non si tratta solo di adempiere agli obblighi fiscali, ma di avere uno strumento concreto per valutare la salute aziendale e pianificare strategie future.
Quando si verifica un calo di fatturato, la contabilità assume un ruolo ancora più importante. Infatti:
- permette di confrontare fatturato e corrispettivi mese con i costi sostenuti;
- evidenzia scostamenti tra ricavi e spese, aiutando a individuare eventuali squilibri;
- consente di calcolare indicatori chiave come il margine operativo lordo (MOL), l’EBITDA e il break even point, fondamentali per capire se l’impresa è in grado di coprire i costi fissi;
- offre dati affidabili per stimare la capacità dell’azienda di generare liquidità e programmare investimenti.
Un concetto centrale è il principio di competenza economica, secondo il quale i ricavi e i costi devono essere registrati nel periodo in cui si manifestano, indipendentemente dal momento in cui avviene il pagamento. Questo principio garantisce una rappresentazione fedele delle performance aziendali e riduce il rischio di interpretazioni distorte.
In sintesi, una contabilità ben strutturata consente di trasformare il calo di fatturato da semplice dato negativo a un segnale utile per prendere decisioni informate: rivedere i costi variabili, ottimizzare l’uso delle materie prime, o pianificare azioni correttive per mantenere l’equilibrio finanziario.
Cash flow e liquidità: il cuore della stabilità aziendale
Uno dei principali errori commessi dalle imprese è confondere il fatturato con il cash flow. Mentre il fatturato misura il totale delle vendite registrate in un periodo, il cash flow indica la liquidità effettivamente disponibile per coprire costi e investimenti.
Un’azienda può avere un fatturato elevato ma trovarsi comunque in difficoltà se i pagamenti dei clienti arrivano in ritardo o se i costi operativi crescono più velocemente delle entrate. Per questo motivo, la gestione dei flussi di cassa rappresenta il vero “termometro” della stabilità finanziaria.
Indicatori chiave da monitorare
Per comprendere se l’impresa è in equilibrio, occorre analizzare alcuni indicatori fondamentali:
- Break even point: il punto in cui i ricavi coprono esattamente i costi, senza generare né perdite né utili.
- Margine operativo lordo (MOL) e EBITDA (operativo lordo): misurano la redditività operativa prima delle imposte e degli oneri finanziari.
- Corrispettivi mese aprile e mesi successivi: consentono di valutare la regolarità delle entrate e di confrontare l’andamento rispetto all’anno precedente.
- Capacità dell’azienda di generare liquidità: la vera bussola per capire se si può investire, ridurre debiti o affrontare periodi di calo del fatturato.
Tabella di sintesi: differenze tra fatturato, utile e cash flow
Concetto | Definizione | Utilità principale |
---|---|---|
Fatturato | Totale delle vendite registrate in un periodo | Misura la dimensione commerciale dell’impresa |
Utile netto | Differenza tra ricavi e costi, dopo imposte e oneri finanziari | Indica la redditività finale |
Cash flow | Flusso di liquidità generato dall’attività operativa, investimenti e debiti | Mostra la capacità dell’impresa di far fronte alle proprie uscite |
Nota importante
Avere liquidità sufficiente non significa solo pagare fornitori e dipendenti: significa anche poter cogliere opportunità di crescita, accedere a finanziamenti in condizioni favorevoli e affrontare imprevisti senza compromettere la continuità aziendale.
Indicatori di rischio e segnali di allarme nella contabilità
Riconoscere tempestivamente i segnali di squilibrio è fondamentale per evitare che un calo di fatturato si trasformi in una crisi irreversibile. Una buona gestione contabile permette di individuare indicatori di rischio e di intervenire con strategie correttive.
Principali segnali di allarme
Ecco alcuni elementi da monitorare con attenzione:
- Scostamenti tra fatturato e corrispettivi mese: se i ricavi registrati non corrispondono ai pagamenti effettivamente incassati, la liquidità aziendale potrebbe ridursi rapidamente.
- Aumento dei costi delle materie prime: l’incidenza dei costi variabili sulla produzione può erodere il margine operativo e ridurre la competitività.
- Margini in calo: una diminuzione del margine operativo lordo o dei ricavi vendita margine indica che l’impresa sta faticando a generare redditività dalle proprie attività principali.
- Oneri finanziari crescenti: un aumento degli interessi passivi o dei debiti a breve termine può compromettere la sostenibilità della gestione.
- Anomalie nel conto economico: discrepanze tra voci come conto economico ricavi e spese effettive possono essere sintomo di errori contabili o, nei casi peggiori, di frodi.
Importante
Non basta monitorare i ricavi: occorre analizzare anche i costi e la loro composizione. Trascurare gli oneri finanziari o il godimento beni di terzi può fornire un’immagine distorta della situazione reale.
Perché la tempestività è decisiva
Individuare i problemi in anticipo consente di:
- rinegoziare contratti con fornitori e clienti;
- rivedere la struttura dei costi variabili e fissi;
- pianificare interventi straordinari come richieste di finanziamento o accesso a contributi conto esercizio.
Una contabilità che rileva con precisione questi indicatori diventa quindi uno strumento essenziale non solo per rispettare gli obblighi fiscali, ma per guidare l’impresa in scelte strategiche mirate.
Contributi pubblici e fondo perduto: come accedere
Quando un’impresa subisce un calo di fatturato, una delle soluzioni più efficaci per recuperare liquidità è accedere ai contributi pubblici. Negli ultimi anni, lo Stato italiano e l’Unione Europea hanno messo a disposizione diversi strumenti di sostegno, tra cui i contributi a fondo perduto.
Che cos’è un contributo a fondo perduto?
Un contributo fondo perduto è un sostegno economico che non deve essere restituito. Viene erogato a favore di imprese e professionisti che rispettano determinati requisiti, ad esempio:
- riduzione del fatturato in un periodo di riferimento (es. corrispettivi mese aprile 2020 rispetto al 2019);
- appartenenza a specifici settori particolarmente colpiti da crisi o emergenze;
- possesso di una regolare partita IVA attiva.
Questi contributi aiutano a coprire costi fissi e a garantire la continuità aziendale, senza aggravare l’indebitamento.
Differenza tra contributi a fondo perduto e contributi conto esercizio
- Contributo a fondo perduto: somma erogata senza obbligo di restituzione.
- Contributi conto esercizio: agevolazioni che vanno a coprire specifiche voci di spesa, come l’acquisto di materie prime, la formazione o l’innovazione tecnologica.
- Contributo conto esercizio: spesso connesso a bandi o misure regionali e vincolato a determinati progetti o attività.
Come richiedere un contributo pubblico
Il processo varia a seconda del bando, ma in generale prevede:
- Verifica dei requisiti → confrontare il proprio ammontare fatturato corrispettivi con i parametri previsti dalla normativa.
- Raccolta della documentazione → bilanci, dichiarazioni IVA, situazione contabile aggiornata.
- Presentazione della domanda telematica → attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate o delle Regioni.
- Attesa dell’erogazione → una volta approvata, la somma viene accreditata direttamente sul conto corrente indicato.
Nota pratica
Le imprese che dispongono di una contabilità chiara e aggiornata hanno maggiori probabilità di ottenere contributi: i dati richiesti (fatturato, margini, costi) devono essere presentati in modo coerente e trasparente.
Partita IVA e chiusura della posizione: cosa sapere
Per molte imprese e professionisti, la gestione della partita IVA è il cuore dell’attività economica. Tuttavia, in presenza di un calo di fatturato prolungato, può diventare necessario valutare la chiusura della posizione o il passaggio a un regime fiscale diverso.
Quando conviene chiudere la partita IVA
La chiusura della partita IVA può essere presa in considerazione quando:
- l’attività non è più redditizia e non copre i costi variabili e fissi;
- si verifica un calo strutturale dei ricavi vendita margine;
- non si rispettano più i requisiti di un determinato regime fiscale (ad esempio, il regime forfettario con limite di fatturato annuale di 85.000 €);
- l’imprenditore decide di cessare l’attività o di trasformarla in altra forma societaria.
Procedura per la chiusura della partita IVA
- Comunicazione all’Agenzia delle Entrate → entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività, presentando il modello AA9/12 (per ditte individuali) o AA7/10 (per società).
- Adempimenti IVA → liquidazione e versamento dell’imposta dovuta fino alla data di chiusura.
- Chiusura delle posizioni INPS e INAIL → per i contributi previdenziali e assicurativi.
- Conservazione dei documenti → obbligo di mantenere registri e scritture contabili per almeno 10 anni.
Implicazioni fiscali e contabili
- Nel regime forfettario, la chiusura della partita IVA è relativamente semplice, ma occorre verificare se si hanno contributi INPS arretrati o eventuali acconti d’imposta da regolarizzare.
- Nei regimi ordinari, invece, è necessario chiudere correttamente i registri IVA, il conto economico ricavi e gestire eventuali oneri finanziari residui.
Nota bene
La chiusura della partita IVA non deve essere vista solo come un fallimento, ma come una scelta strategica: in alcuni casi può liberare l’imprenditore da costi fissi e consentire di ripartire con un nuovo progetto imprenditoriale, o di accedere a forme di lavoro dipendente o collaborazioni più stabili.
Documentazione e reporting: strumenti per prendere decisioni informate
Una gestione contabile efficace non si limita a registrare entrate e uscite: deve produrre documentazione chiara e aggiornata che consenta all’imprenditore di analizzare l’andamento dell’attività e prendere decisioni informate.
I principali documenti da monitorare
Per avere una visione completa della situazione economico-finanziaria, ogni impresa dovrebbe disporre di:
- Conto economico ricavi e costi → evidenzia la differenza tra entrate e uscite, con il dettaglio di voci come costi materie prime e vendita costi variabili.
- Stato patrimoniale → mostra l’equilibrio tra attivo e passivo, utile per valutare la solidità aziendale.
- Report sul godimento beni di terzi → consente di monitorare i costi legati a beni non di proprietà (affitti, leasing, noleggi), spesso sottovalutati ma rilevanti.
- Rendiconto finanziario → permette di analizzare la capacità dell’azienda di generare liquidità, al di là del semplice fatturato.
Perché il reporting è decisivo
Un sistema di reporting ben strutturato consente di:
- confrontare periodi diversi (es. corrispettivi mese aprile vs mese precedente);
- individuare trend di crescita o calo del margine operativo lordo;
- calcolare con precisione il break even point;
- predisporre i dati necessari per richieste di contributi conto esercizio o finanziamenti.
Buona pratica
Integrare i report contabili con strumenti digitali permette di ridurre errori, velocizzare i processi e avere una base dati sempre aggiornata. In questo modo, la contabilità diventa non solo un obbligo fiscale, ma un vero e proprio strumento strategico di gestione aziendale.
Yousign e la digitalizzazione dei processi contabili
La digitalizzazione dei processi contabili è ormai imprescindibile per ogni impresa moderna, e uno dei tasselli fondamentali è la firma elettronica. Yousign offre una soluzione intuitiva, conforme e sicura che semplifica la gestione dei documenti, ottimizza i flussi e contribuisce a una contabilità più efficiente.
Vantaggi principali della firma elettronica con Yousign
- Riduzione dei tempi e dei costi amministrativi: dall’invio alla firma fino all’archiviazione, tutto avviene online con una piattaforma intuitiva, eliminando stampi, scartoffie e spostamenti.
- Conformità normativa e sicurezza: Yousign garantisce piena aderenza al regolamento eIDAS e al GDPR, proteggendo i dati e conferendo valore legale ai documenti firmati.
- Automazione dei flussi documentali: grazie a integrazioni API, è possibile collegare Yousign direttamente al gestionale, al CRM o al sistema contabile, automatizzando la generazione, l’invio e il monitoraggio dei documenti.
- Tracciabilità e affidabilità: ogni documento firma elettronica ha marcature temporali, tracciamento in tempo reale e produce un dossier probatorio, garantendo trasparenza e sicurezza durante verifica e audit.
Applicazioni pratiche nella contabilità
- Firma di bilanci, note integrative, contratti di acquisto e di fornitura, deleghe, comunicazioni fiscali e richieste di contributi a fondo perduto — tutto digitalizzato e facilmente archiviabile.
- Invio e firma rapida di documenti contabili standard (ad esempio modelli per apertura o chiusura partita IVA), con workflow configurabili e reminder automatici per i firmatari.
Nota utile
Yousign è disponibile sia come applicazione SaaS pronta all’uso, sia come API integrabile, offrendo soluzioni su misura per PMI, studi professionali o imprese che operano già con sistemi gestionali. L’interfaccia è pensata per una user experience intuitiva, anche per chi non è esperto.
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FAQ
Che differenza c’è tra fatturato e cash flow?
Il fatturato rappresenta il totale delle vendite registrate in un periodo, indipendentemente dall’incasso. Il cash flow, invece, misura la liquidità effettivamente disponibile per coprire spese e investimenti. Un’impresa può avere un alto fatturato ma un cash flow insufficiente se i clienti pagano in ritardo o se i costi superano le entrate.
Come si calcola il margine operativo lordo?
Il margine operativo lordo (MOL) si calcola partendo dai ricavi di vendita e sottraendo i costi operativi variabili e i costi fissi (esclusi ammortamenti, imposte e oneri finanziari). È un indicatore fondamentale per valutare la redditività operativa e viene spesso identificato con l’EBITDA.
Quali documenti servono per richiedere un contributo a fondo perduto?
Per ottenere un contributo fondo perduto, l’impresa deve generalmente presentare:
- dichiarazione IVA o altra documentazione che certifichi l’ammontare del fatturato e corrispettivi;
- bilancio o situazione contabile aggiornata;
- dati anagrafici e bancari della società o del professionista;
- eventuali certificazioni richieste dal bando specifico.
Quando conviene chiudere la partita IVA in regime forfettario?
Conviene valutare la chiusura della partita IVA in regime forfettario quando il volume d’affari è costantemente inferiore ai costi sostenuti, oppure quando non si rispettano più i requisiti previsti dal regime (es. superamento del limite di 85.000 € di ricavi annui). In altri casi, la chiusura può essere una scelta strategica per ridurre spese fisse e avviare un nuovo percorso professionale o imprenditoriale.
Conclusione
La gestione contabile non è solo un obbligo amministrativo, ma un vero strumento strategico per affrontare situazioni di difficoltà come il calo di fatturato. Attraverso il monitoraggio del cash flow, l’analisi di indicatori come il margine operativo lordo e l’utilizzo di report aggiornati, le imprese possono prevenire rischi e prendere decisioni informate.
Inoltre, conoscere le opportunità offerte dai contributi pubblici e dai contributi a fondo perduto, così come le procedure relative alla partita IVA, significa poter contare su leve concrete per preservare la liquidità e la continuità aziendale. La digitalizzazione, infine, rappresenta un alleato imprescindibile: strumenti come la firma elettronica semplificano la gestione dei documenti contabili e garantiscono maggiore efficienza.
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