Non c'è niente da fare, il mondo del lavoro è in continua evoluzione e siamo costretti ad adattarci ai cambiamenti. In particolare, il contratto a chiamata è diventato sempre più diffuso negli ultimi anni, soprattutto nel settore della ristorazione e del commercio.
In questo articolo, esploreremo nel dettaglio cos'è il contratto a chiamata, come funziona e i suoi pro e contro. Inoltre, analizzeremo le norme previste dalla legge e i diritti dei dipendenti in questo tipo di contratto.
Cos’è il contratto a chiamata e come funziona
Il contratto a chiamata è una forma di lavoro a tempo determinato che consente alle aziende di gestire il personale in modo flessibile, attivando il lavoratore solo quando ce n’è reale bisogno. Allo stesso tempo, offre al dipendente una certa libertà nella gestione del proprio tempo.
Il principio è semplice: il lavoratore viene chiamato solo se necessario. Il datore di lavoro non è tenuto a garantire un monte ore minimo, e l’attività lavorativa si svolge solo su effettiva richiesta.
Un elemento centrale di questo tipo di contratto è il tema dei limiti orari: vediamo più nel dettaglio come sono regolati.
Limite di ore lavorative
Come già accennato, il contratto a chiamata non può essere utilizzato per lavorare a tempo indeterminato in modo continuativo, né per coprire un numero illimitato di ore.
La legge prevede infatti un limite massimo di 400 ore lavorate nell’arco di tre anni, per lo stesso datore di lavoro.
Questo non significa che non si possa lavorare ogni anno: ad esempio, se lavori 100 ore l’anno, potrai farlo per quattro anni consecutivi prima di raggiungere il tetto previsto.
Se però hai necessità di lavorare più ore o in modo più stabile, potrebbe essere utile valutare un contratto a tempo determinato o altre forme contrattuali più adatte a un impiego continuativo.
Nonostante il limite, il contratto a chiamata può offrire vantaggi concreti, soprattutto in termini di flessibilità: te ne parliamo nel prossimo paragrafo.
I vantaggi del contratto a chiamata
Il contratto a chiamata offre vantaggi concreti sia per le aziende che per i lavoratori, grazie alla sua natura flessibile e adattabile a diverse esigenze.
Per le aziende
Il contratto a chiamata rappresenta una soluzione estremamente flessibile per la gestione del personale.
Permette di attivare i lavoratori solo quando necessario, evitando di sostenere costi durante i periodi di inattività.
Questo significa ottimizzare i budget, ridurre i costi fissi e rispondere rapidamente ai picchi di attività, ad esempio durante eventi stagionali o momenti di carico straordinario.
È anche un modo efficace per inserire figure esperte in modo mirato, senza dover ricorrere a contratti a tempo indeterminato.
Per i lavoratori
Anche dal lato del lavoratore, il contratto a chiamata può offrire vantaggi concreti.
Il principale è la flessibilità oraria, che consente di organizzare meglio il proprio tempo e conciliarsi con studi, vita privata o altri impieghi.
Inoltre, è spesso un’ottima occasione per acquisire esperienza, lavorare in contesti diversi e ampliare le proprie competenze, soprattutto per chi è all’inizio della carriera o cerca un impiego dinamico.
Gli svantaggi del contratto a chiamata
Sfortunatamente, non è oro tutto ciò che luccica, in effetti dopo averti illustrato tutti i punti positivi di questo tipo di contratto, ora ti svelerò gli svantaggi.
Per le aziende
Uno dei principali svantaggi del contratto a chiamata è l'instabilità del personale. Poiché i dipendenti lavorano solo se richiamati, l'impresa potrebbe dover fare i conti con un turnover costante di dipendenti. Questo può creare una certa difficoltà nell'organizzazione del lavoro e nella gestione delle risorse umane.
Inoltre, il contratto a chiamata può creare un certo grado di incertezza finanziaria per l'impresa. Poiché l'impresa potrebbe dover far fronte a picchi di lavoro improvvisi che richiedono l'impiego di un maggior numero di dipendenti, con conseguenti aumenti di costo improvvisi e inaspettati.
Per i dipendenti
Per quanto riguarda i dipendenti, uno dei principali svantaggi è la mancanza di stabilità lavorativa. Poiché i dipendenti lavorano solo quando richiamati, potrebbe esserci una certa incertezza riguardo alle entrate e alle ore lavorate. Inoltre potrebbe limitare le opportunità di crescita professionale e di formazione, in quanto i dipendenti non hanno accesso alle stesse opportunità di formazione e sviluppo dei dipendenti a tempo pieno.
In conclusione, il contratto a chiamata è una buona opzione per le aziende che hanno picchi di lavoro stagionali o periodici, ma anche per i lavoratori che cercano una maggiore flessibilità nel proprio lavoro. É quindi importante valutare attentamente i vantaggi e gli svantaggi di questa opzione e prendere una decisione ponderata in base alle proprie esigenze e alle proprie aspirazioni professionali.
I contributi
Anche nel caso di contratto a chiamata, il datore di lavoro in Italia è tenuto a versare i contributi previdenziali e assicurativi per il lavoratore. L’importo dipende dalle ore effettivamente lavorate e dalla retribuzione prevista dal contratto.
In alcuni casi, se il lavoratore presta servizio per meno di 30 ore al mese, è prevista per l’azienda una riduzione della contribuzione dovuta. Si tratta però di una misura che alleggerisce il costo del lavoro per il datore, ma non comporta alcun vantaggio diretto per il lavoratore in termini di pensione o copertura assicurativa.
È quindi importante verificare con attenzione le condizioni applicabili e tenere conto dell’impatto che questi versamenti ridotti possono avere sulla posizione contributiva del dipendente.
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Diritto alla disoccupazione (NASpI) con un contratto a chiamata
Dopo aver analizzato vantaggi e limiti del contratto a chiamata, è importante affrontare anche il tema del diritto alla disoccupazione.
Come per gli altri lavoratori dipendenti, anche chi ha un contratto a chiamata può accedere all’indennità di disoccupazione (NASpI), ma a determinate condizioni. In linea generale, è necessario:
- aver lavorato almeno 13 settimane nei 12 mesi precedenti la cessazione del rapporto;
- aver perso il lavoro involontariamente, ad esempio per scadenza del contratto o licenziamento.
Nel contratto a chiamata, il numero di ore effettivamente lavorate può variare da mese a mese, rendendo più difficile, ma non impossibile, raggiungere i requisiti minimi. Se il lavoratore ha prestato servizio in modo regolare e ha perso l’impiego per cause non imputabili a lui, può richiedere la NASpI come qualsiasi altro dipendente.
Va ricordato che, in caso di interruzione del contratto da parte del datore di lavoro, è necessario rispettare il periodo di preavviso, secondo quanto previsto dalla normativa o dal contratto collettivo applicato.
Il periodo di preavviso
Il preavviso è l'intervallo di tempo che il datore di lavoro deve concedere al lavoratore prima di interrompere l'accordo di lavoro. Il preavviso serve a garantire al lavoratore un adeguato lasso di tempo per organizzarsi e trovare eventualmente un nuovo lavoro.
Ma come funziona il preavviso per i salariati a chiamata?
In questo caso, il preavviso dipende dalla durata del contratto e dal numero di ore lavorate.
- In particolare, per i contratti a chiamata della durata di un mese, il preavviso è di un giorno lavorativo.
- Se il contratto dura più di un mese, il preavviso aumenta in base alle ore lavorate, fino a un massimo di 7 giorni lavorativi.
È importante sottolineare che il datore di lavoro è tenuto a comunicare il preavviso per iscritto, indicando il motivo della risoluzione del contratto.
In ogni caso, è sempre consigliabile verificare le condizioni specifiche del proprio contratto, in modo da conoscere con precisione i propri diritti e doveri.
TFR
Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è una somma che spetta a tutti i lavoratori dipendenti al termine del contratto, sia esso a tempo determinato o indeterminato.
Nel contratto a chiamata, però, ci sono delle particolarità.
Poiché il rapporto di lavoro non ha una fine prestabilita, il TFR non viene versato automaticamente alla fine di ogni prestazione. In pratica, l’azienda attende di capire se il rapporto è effettivamente terminato.
Se il lavoratore non viene più chiamato per almeno 90 giorni consecutivi, allora il rapporto viene considerato concluso e il TFR maturato viene liquidato.
In sintesi:
- Il TFR viene accantonato ogni mese in base alle ore lavorate.
- Viene versato solo se passano 90 giorni senza chiamate.
- Se il datore di lavoro richiama il lavoratore prima dei 90 giorni, il rapporto si considera ancora attivo.
Diritto alla tredicesima
La tredicesima mensilità è un diritto previsto per tutti i lavoratori subordinati, quindi anche per chi ha un contratto a chiamata.
Tuttavia, nel lavoro intermittente, dove non c’è continuità, la tredicesima non è erogata come mensilità intera a dicembre, ma è solitamente accreditata in quota parte insieme alla retribuzione di ogni prestazione lavorativa (ad esempio, indicata come “rateo 13ª” in busta paga).
In alternativa, può essere erogata in un’unica soluzione a fine anno o alla fine del rapporto, ma ciò deve essere specificato nel contratto.
Esempi e scenari in cui si applica il contratto a chiamata
Il contratto a chiamata, detto anche contratto intermittente, è una forma di lavoro subordinato che si adatta perfettamente a contesti in cui l’attività lavorativa non è regolare o prevedibile. Viene ampiamente utilizzato in settori in cui la domanda di manodopera può variare in base a specifici periodi o circostanze.
Ad esempio, è particolarmente adatto in ambito turistico, per strutture ricettive e ristoranti che hanno bisogno di personale aggiuntivo durante l’alta stagione. Lo stesso vale per il settore degli eventi, dove le esigenze cambiano da settimana a settimana, o per il commercio, durante saldi, festività e picchi promozionali. Anche nel settore logistico o editoriale, il contratto a chiamata può essere utile per coprire necessità temporanee o urgenti, come un inventario, una fiera o una pubblicazione straordinaria.
È quindi uno strumento flessibile che consente alle imprese di attivare collaboratori solo quando serve realmente, senza l’impegno economico e contrattuale di un’assunzione a tempo pieno o continuativa.
Per concludere
In conclusione, il contratto a chiamata è una forma di lavoro flessibile che sta diventando sempre più popolare tra le aziende e i dipendenti. Pur avendo vantaggi come maggiore flessibilità, riduzione dei costi del personale e possibilità di avere a disposizione dipendenti esperti, ci sono anche degli svantaggi come l'incertezza del lavoro e la mancanza di contributi sociali. È importante, quindi, conoscere bene i dettagli, i limiti orari e i diritti dei lavoratori. In ogni caso, il contratto a chiamata può essere un'opzione interessante per coloro che cercano una maggiore flessibilità lavorativa, a patto di valutare attentamente i pro e i contro prima di scegliere questa forma di lavoro.
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Domande frequenti
Che cos’è un “contratto a chiamata”?
È un contratto di lavoro subordinato con prestazione discontinua. Il dipendente viene chiamato a lavorare solo su richiesta esplicita del datore di lavoro. È utilizzato in contesti dove l’attività è saltuaria, imprevedibile o stagionale. Non garantisce continuità lavorativa, ma offre flessibilità a entrambe le parti.
Quali sono i requisiti legali per attivarlo?
Il contratto può essere usato solo in specifici casi:
- per lavoratori under 24 (fino a 25 anni non compiuti) o over 55;
- oppure in relazione ad attività previste come “intermittenti” dai contratti collettivi o dalla normativa.
Deve essere formalizzato per iscritto e, se prevede un obbligo di disponibilità, il datore è tenuto a comunicarlo preventivamente all’INPS con modalità tracciata (anche via PEC).
In cosa si differenzia dagli altri contratti di lavoro?
Il contratto a chiamata non prevede un orario fisso né un monte ore garantito. Il lavoratore può essere attivato occasionalmente e retribuito solo per le ore effettivamente svolte. A differenza del contratto a tempo determinato o indeterminato, non implica un impiego costante o pianificato. Inoltre, può restare inattivo per lunghi periodi senza generare obblighi economici per il datore.
Quali diritti ha il lavoratore con contratto a chiamata?
Ha diritto a:
- contributi previdenziali e assicurativi (proporzionati alle ore lavorate)
- ferie e TFR, maturati in base alla prestazione
- indennità di disoccupazione (NASpI), se sussistono i requisiti
- indennità di disponibilità, se è previsto l’obbligo di risposta alla chiamata
Anche se flessibile, il contratto a chiamata è regolato dal diritto del lavoro e offre una tutela minima garantita.
Il datore di lavoro è obbligato a offrire un contratto a chiamata?
No. Il contratto a chiamata è una scelta facoltativa da parte dell’azienda, non un obbligo. Può essere attivato solo se ci sono reali esigenze di flessibilità e prestazioni lavorative non continuative, come previsto dalla normativa vigente.
La sua applicazione è vincolata a specifiche condizioni, legate al tipo di mansione svolta e al settore di attività. Non tutte le tipologie di lavoro subordinato sono compatibili con questa forma contrattuale, ed è fondamentale che l’impiego rispetti i limiti stabiliti dai contratti collettivi e dalla legge.
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