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Pubblicato 27 Ott, 2023

Come si firma: prima il nome o il cognome?

Huda Akhoudam

Huda Akhoudam

Content Marketing Intern @Yousign

Illustrazione: Lou Catala

Indice

Chi di noi non si è mai chiesto se debba mettere il nome o il cognome per primo quando firma un documento? E cosa accadrebbe se cambiasse l'ordine?

É normale che questi interrogativi sorgano almeno una volta nella vita. Nella giurisprudenza italiana, la firma rappresenta la 'manifestazione autografa di una volontà specifica', che richiede appunto l'apposizione di una firma di proprio pugno. Tuttavia, ciò che molti si chiedono è se esista una modalità corretta di effettuare questa pratica.

Esploriamo insieme l'importanza di questa pratica e le possibili conseguenze di un piccolo cambiamento d’ordine nella nostra firma. 

Tuttavia, il Codice Civile italiano non fornisce una chiara direttiva in merito all'ordine corretto tra nome e cognome nella firma, né specifica se questa debba essere leggibile in tutte le circostanze o se sia sufficiente un semplice segno distintivo. Questo lascia tutti con molti interrogativi: esiste un modo corretto e legale di firmare?

Per iniziare è importante sottolineare che da un punto di vista normativo, non vi è alcuna differenza tra l'atto di firmare "nome e cognome" o "cognome e nome". Pertanto, si presume che non c'è alcun rischio che l'atto firmato venga annullato a causa della preferenza per un ordine rispetto all'altro.

Ma non è cosi' semplice...

Prima il nome o il cognome: Linee guida del Codice Civile

In passato, fino al secondo dopoguerra in Italia, era comune la pratica di dichiarare prima il cognome e poi il nome quando ci si rivolgeva a un pubblico ufficiale, in occasione di incontri professionali o appuntamenti amministrativi. Tuttavia, il Codice Civile stabilisce un approccio diverso, motivo per cui questa prassi è stata progressivamente abbandonata e si è soliti oggi a dare la precedenza al nome nella firma.

L'articolo 6 del Codice Civile, che tratta il "Diritto al nome", sottolinea che il nome comprende sia il prenome (il nome di battesimo) che il cognome, che indica l'appartenenza a un determinato nucleo familiare. Pertanto, il Codice Civile stabilisce inequivocabilmente la priorità del nome rispetto al cognome, invertendo la consuetudine degli anni '40. Questo approccio è attualmente considerato la prassi corretta, a meno che non sia diversamente stabilito.

L'Ordinamento dello Stato Civile, come indicato nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, richiede che quando una persona "disciplina il contenuto degli atti dello stato civile" debba indicare:

  • Nome
  • Cognome
  • Luogo e data di nascita
  • Cittadinanza
  • Residenza

Sebbene la legge stabilisca la precedenza del nome sul cognome, è importante notare che determinati contratti possono prevedere un ordine differente. In tal caso, è essenziale specificare chiaramente l'ordine desiderato nel modulo prestampato.

Infine, è utile notare che per coloro che hanno sempre firmato mettendo il cognome prima e poi il nome, tale pratica non è di per sé invalidante. In caso di necessità, potrebbe essere richiesto di compilare nuovamente un documento seguendo l'ordine appropriato, anche se tali situazioni sono rare.

Questo è ciò che stabilisce il Codice Civile. Tuttavia, è legittimo chiedersi cosa ne pensi sull'argomento l'Accademia della Crusca, l'istituzione che da secoli si occupa di preservare e regolare la lingua italiana. La posizione dell'Accademia della Crusca in merito alla sequenza corretta tra nome e cognome nella firma è degna di considerazione, poiché essa contribuisce a definire le norme linguistiche e grammaticali che riflettono l'evoluzione della lingua nel tempo. 

Cosa dice l’accademia della Crusca?

L'Accademia della Crusca, l'autorevole istituzione italiana incaricata della tutela e della regolamentazione della lingua italiana, conferma quanto stabilito dal Codice Civile e dai manuali di "galateo linguistico" in merito all'ordine corretto del nome e del cognome nella firma. Secondo l'Accademia della Crusca, è di fondamentale importanza rispettare questa sequenza, mettendo prima il nome e poi il cognome, a meno che non esistano motivazioni specifiche per fare altrimenti.

La Crusca sostiene che secondo l'antica tradizione italiana, il nome dovrebbe precedere il cognome nella firma, seguendo il principio che il cognome originariamente rappresentava una specificazione aggiunta al nome proprio della persona. Questa specificazione poteva fare riferimento al nome del padre, alla professione della famiglia, a caratteristiche fisiche o alla provenienza del capostipite.

L'Accademia sottolinea che questa pratica non solo è supportata da disposizioni legali, ma è anche una questione di correttezza linguistica. Tuttavia, nel corso del tempo, alcune situazioni burocratiche hanno introdotto l'abitudine di mettere il cognome prima del nome.

In passato, ci sono state vivaci discussioni sull'argomento, ma l'Accademia della Crusca riafferma che, conformemente alle tradizioni italiane e alle disposizioni legali, la sequenza corretta dovrebbe prevedere il nome prima del cognome. Questa pratica riflette la struttura linguistica italiana e la storia delle origini dei cognomi.

Quando il cognome precede il nome

In alcune circostanze, la pratica di mettere il cognome prima del nome diventa necessaria, andando contro la regola tradizionale. Questi casi si verificano principalmente negli elenchi, in cui la varietà dei cognomi supera quella dei nomi. In contesti come elenchi telefonici, scolastici, militari, amministrativi e notazioni cancellierali, il modello preferito è l'elenco burocratico, che organizza in modo razionale una serie di termini per consentire una ricerca veloce in ordine alfabetico o identificare rapidamente individui in un contesto giuridico.

Questa pratica ha un aspetto interessante. Quando il cognome precede il nome, si evoca una sensazione di conformità al modello burocratico, in cui le esigenze alfabetiche e identificative sono dominanti. Questo può essere intenzionale e appropriato in determinate situazioni, come quando ci si presenta in un contesto sportivo, scolastico dove la precisione nell'identificazione è cruciale.

Firma valida: Criteri e condizioni da conoscere

Come abbiamo appena visto, la firma può essere considerata valida sia quando si inizia con il nome che quando si dà priorità al cognome. Tuttavia, sorgono domande riguardo ai casi in cui una firma non è considerata valida. Sebbene il Codice Civile non contenga norme specifiche in merito alla validità della firma, esiste un significato comune che definisce la sottoscrizione come una 'firma redatta di proprio pugno' e il suo scopo è quello di 'certificare l'attribuibilità del documento a colui che l'ha firmato.

Per essere giuridicamente valida, la firma deve soddisfare due condizioni fondamentali:

  • Deve essere apposta di proprio pugno.
  • Deve essere chiaramente attribuibile alla persona cui l'atto fa riferimento.

Il secondo requisito implica che la firma debba essere sempre riconducibile al suo autore, anche attraverso un'attenta analisi da parte di un grafologo. Pertanto, sono accettate firme illeggibili ma presentano tratti distintivi riconducibili all'autore.

Tuttavia, non è consentito firmare utilizzando forme geometriche o combinazioni di segni, poiché in questo caso, persino un esperto grafologo avrebbe difficoltà a determinare l'autore della firma.

Ora che abbiamo esaminato il processo di firma e le sue variazioni, è importante notare che, nonostante la nostra firma possa sembrare un atto semplice e personale, essa non è esente da contestazioni. Anche quando apponiamo la nostra firma con cura, dobbiamo essere consapevoli che questa potrebbe essere oggetto di discussione o contestazione da parte di terzi. Vediamo chi può contestare una firma e in quali situazioni può verificarsi questa controversia.

Contestazione della firma

Supponiamo che tu abbia sempre utilizzato un particolare ordine nella tua firma, ad esempio mettendo prima il cognome e poi il nome, ma che in un momento successivo della tua vita decidessi di invertire questa pratica, mettendo il nome prima del cognome. È questa un'azione legittima? Assolutamente sì. Dal punto di vista legale, la sola persona autorizzata a contestare una firma è colui che l'ha apposta, ossia tu.

Inoltre, consideriamo un'ipotesi in cui riceviamo una fattura, una bolletta o qualsiasi altra richiesta di pagamento relativa a un contratto che non abbiamo mai sottoscritto, ma che presenta ugualmente una firma con il nostro nome e cognome. In questo caso, si tratta di una chiara falsificazione detta anche firma apocrifa, compiuta da un individuo sconosciuto, con l'obiettivo di trarne vantaggio ingiustamente a tuo danno.

La contestazione può essere uno strumento per difendersi dalle firme false. Può succedere che qualcuno firmi al nostro posto e in questo caso bisogna agire tempestivamente.

Come agire in caso di firma falsa?

Immagina di essere un proprietario di un'azienda e di scoprire che uno dei tuoi dipendenti ha apposto la tua firma su un contratto senza la tua autorizzazione. In questa situazione, come puoi difenderti da questa firma apocrifa?

La legge stabilisce che, quando una firma appare su un documento privato, ossia un accordo firmato dalle parti coinvolte senza la presenza di un notaio o altro pubblico ufficiale, è sufficiente contestarla. Successivamente, spetta alla parte che ha apposto la firma dimostrare che questa è autentica. Questo può portare a due diverse opzioni:

  • Puoi semplicemente contestare la firma e attendere la risposta del dipendente. Quest'ultimo potrebbe scegliere di non agire ulteriormente, risolvendo così la questione. In alternativa, potrebbe intraprendere azioni legali per far valere il contratto. In questo caso, dovresti nuovamente contestare la firma sul documento privato, dichiarando che non è la tua. Il dipendente dovrà quindi avviare un procedimento di "verifica della firma" per dimostrare la validità della firma, utilizzando scritture di raffronto e il parere di un perito calligrafico.
  • Puoi essere parte attiva e avviare una causa legale in cui il giudice, prima che il dipendente agisca, dichiari che il contratto non è valido a causa della firma non autorizzata. Anche in questo caso, dovrai semplicemente contestare la firma come non tua, spettando al dipendente dimostrare il contrario.

Un’alternativa sicura: la firma elettronica

Grazie alla crescente digitalizzazione dei documenti cartacei, oggi abbiamo a disposizione un'opzione ancora più conveniente: la firma elettronica. Questo metodo ha rivoluzionato il modo in cui confermiamo la nostra identità e il nostro consenso. La firma elettronica non solo semplifica il processo di firma, ma è anche una soluzione sicura e legalmente riconosciuta. Non dobbiamo più porci la domanda se la firma sia valida o no, perché la firma elettronica offre una sicurezza e una validità indiscutibili, rendendo la nostra vita quotidiana e le transazioni commerciali più semplici ed efficienti.

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